La seconda profezia


Finalmente disponibile l'anteprima del seguito de "I custodi dei sogni - il ritorno di Maragor". Spero che vi appassioneranno le prime pagine del libro "I custodi dei sogni - la seconda profezia". Buona lettura...



I custodi dei sogni
La seconda profezia

Capitolo 1

Un nuovo giorno

Il tempo sembrava non passare mai nella grande villa. Isabell si aggirava come un animale in gabbia fra le grandi stanze della casa. Riordinava, puliva, apriva armadi e cassetti senza tregua ma senza trovare pace. Erano passate poco più di tre settimane dal suo primo terrificante incontro con il signore delle ombre e le immagini di quel giorno le tornavano insistentemente alla mente torturandola. Mille domande le frullavano in testa e non c’era lavoro manuale che potesse tenerle lontane. Perché non era riuscita a far funzionare il medaglione come si aspettava? Perché non era riuscita a liberare la città? Era davvero così fuori dal comune il suo potere?
Ma la più insistente delle domande era sempre e solo la stessa: quanto l’avrebbe realmente aiutata conoscere la seconda profezia? Era palese che non avessero molte speranze. Un manipolo di uomini, un gruppo di anziane signore e lei, una donna qualunque aiutata da un semplice medaglione magico. Come avrebbero potuto sconfiggere l’immenso potere del signore delle ombre? Lo aveva visto all’opera e aveva provato sulla sua pelle quanto dolorosa fosse la sua magia. Lei, affrontandolo con tutte le sue forze, era riuscita a malapena a contenere la sua forza. Come avrebbe potuto distruggerlo?
Le ore interminabili nella grande villa erano una vera tortura accompagnate da questi pensieri. Lo spiraglio di fiducia che aveva sentito nel cuore quando, al suo risveglio, aveva parlato con Saroel era svanito con il passare dei giorni e con l’aumentare della tensione. Si sentiva continuamente addosso gli occhi di tutti e la convivenza forzata con i nuovi inquilini la stava mettendo a dura prova. Era sempre più taciturna e sempre più nervosa. Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto prendere una decisione e sapeva che tutti stavano aspettando proprio quel momento.
Saroel dal canto suo non sapeva come aiutarla. Lasciava che Isabell si prendesse i suoi spazi per quanto pochi e ristretti. Lasciava che passeggiasse da sola nel bosco vicino casa e non forzava mai i suoi silenzi. Era un uomo che sapeva aspettare ed era certo che avrebbe trovato il modo di affrontare quella situazione. Poteva solo lontanamente immaginare il turbamento di Isabell ed era consapevole che solo quando si sarebbe sentita pronta a parlarne si sarebbe aperta.
Quella era una lunga giornata di fine estate in cui il sole colorava ogni cosa di fiammate rosse e arancioni e Isabell aveva deciso di darsi al giardinaggio considerandolo il modo migliore per distrarsi e per rilassarsi.
Il calore del sole del tardo pomeriggio era ancora intenso e il grande cappello di paglia intrecciata riparava solo parzialmente le spalle arrossate di Isabell. I guanti verdi da giardinaggio che erano appartenuti a sua madre soffocavano le sue mani tormentandone le giunture. Lei però continuava a scavare senza sosta piccoli buchi lungo il perimetro del piccolo vialetto sassoso che conduceva alla fontana di pietra, buchi sufficientemente profondi per interrare diversi cespi di astri settembrini dal meraviglioso color rosa-lilla.
Era così concentrata su quella faticosa attività che non si accorse minimamente della presenza di Emily alle sue spalle.
“Sono meravigliosi” esordì la donna all’improvviso.
Isabell trasalì e afferrò per un soffio il cappello di paglia che le scivolò lungo la nuca.
“Scusa, non volevo spaventarti” continuò Emily sorridendo.
“No, è che ero concentrata e…”
Isabell si alzò lentamente con un cespuglio di astri in una mano e la paletta nell’altra. Si asciugò delicatamente la fronte e sorrise all’amica.
“Ti va una limonata fresca?” propose Emily indicando il grande gazebo di legno al limitare del giardino “oggi fa veramente molto caldo”.
“Beh, volentieri. Una pausa non mi farà certo male”.
Isabell posò il cespuglio e l’attrezzatura, si sfilò i guanti e seguì l’amica lungo il vialetto deserto.
Nonostante le persone sfuggite all’attacco ad Anberga fossero numerose, la grande villa riusciva ad accogliere tutti garantendo ad ognuno ampi spazi di movimento e perciò non vi era mai rischio di occupare involontariamente i reciproci spazi vitali. Non appena giunti a Villa Regina, Dalia si era immediatamente impadronita della cucina e dell’orto gestendone perfettamente l’andamento coadiuvata da un paio di ragazze giovani che a palazzo si occupavano del servizio. Eudel, con la sua ottima capacità organizzativa, faceva in modo che tutto filasse per il verso giusto. Ogni ospite si aggirava con discrezione per la casa dedicandosi ad attività di vario genere. La villa non era mai stata così curata da quando Rachele l’aveva lasciata.
Le due donne giunsero al grande gazebo di tessuto bianco e si accomodarono sulle comode poltrone di vimini. Una leggera brezza si alzò facendo ondeggiare i fili d’erba. Isabell chiuse gli occhi e respirò profondamente l’odore di bosco portato dal vento.
“Cosa ti sta succedendo Isabell?” esordì  Emily.
“Come?”
Isabell aprì gli occhi e guardò l’amica con aria interrogativa.
“Non fingere di non capire! Sono quasi due settimane che ti aggiri per la casa come un fantasma. Parli a malapena e mangi solo per sopravvivere. Cosa c’è che non va?”
Isabell rimase in silenzio fissando la brocca di limonata fresca. Emily la stava mettendo alle strette. Non sarebbe riuscita a mentirle e lo sapeva bene ma le parole le rimasero bloccate in gola incapaci di essere pronunciate. D’un tratto si rese conto quanto fosse forte il suo bisogno di confidarsi con qualcuno che sapesse ascoltarla. Si rese conto quanto desiderasse dirle che si sentiva sopraffatta dalle sue stesse paure e che non riusciva a vedere nulla di positivo. Il loro futuro le appariva così incerto e le loro vite appese a un filo. Ma non sapeva spiegare tutto questo all’amica.
“Isabell, ti prego! Non puoi continuare così. Abbiamo bisogno di te!” insistette Emily. Non aveva intenzione di lasciare che la sua migliore amica sprofondasse negli abissi della solitudine e dell’incertezza.
Isabell si alzò improvvisamente voltandole la schiena.
“Non posso farlo!” disse con un filo di voce.
“Cosa non puoi fare, Isabell!?”. Emily la raggiunse posandole delicatamente una mano sulla spalla.
“Non posso darvi false speranze Emily!”. Isabell scoppiò in lacrime “io non sono in grado di portarvi da nessuna parte. Io non posso aiutarvi”.
Il fiume d’angoscia che l’aveva attanagliata per tutti quei giorni la travolse impetuoso.
“Isabell, non dire stupidaggini! Per favore”.
Emily afferrò delicatamente il braccio dell’amica e la costrinse a voltarsi. La abbracciò carezzandole la nuca. Isabell si sciolse in un pianto intenso e liberatorio. Tutta la solitudine, tutte le paure, tutta l’inquietudine scivolarono dai suoi occhi liberandole il cuore.
“Tu non sei una falsa speranza, Isabell” le sussurrò Emily continuando ad accarezzarla.
“Sì che lo sono. Io non sono speciale come tutti credete. Sono una donna qualunque. Non ho nessun potere a parte questo…questo coso” Isabell afferrò il medaglione con forza “Dove potrei portarvi se non alla rovina?”.
Le lacrime continuarono a rigarle il viso e i singhiozzi le spezzarono la voce.
“Isabell, ora smettila!!” Emily le afferrò le spalle guardandola negli occhi “tu sei la nostra speranza e la nostra unica possibilità. Tutto quello che è successo non è colpa tua. Non lo è! Hai capito?”.
Isabell abbassò lo sguardo.
 “Io mi fido di te. Io credo in te!” continuò Emily “noi siamo qui per aiutarti, per sostenerti. Tu non sei sola Isabell. Ricordatelo, sempre!”
“Ho paura Emily. Ho paura di non farcela, di non riuscire a sconfiggerlo. Ho paura di perdervi e di essere la causa del vostro dolore”.
“Tu non puoi essere causa del nostro dolore, come potresti??”. Emily sollevò il viso dell’amica e le sorrise serenamente.
“Adesso devi cercare di calmarti e di ritrovare la tua lucidità!” proseguì.
Isabell si asciugò le lacrime con quel che rimaneva di un tovagliolo di carta sgualcito fra le sue mani. Soffiò il naso e guardò Emily negli occhi.
“Cosa devo fare?” domandò.
“Tu sai cosa devi fare. Devi solo trovare il coraggio di fare il prossimo passo. Lui è potente, Isabell, molto potente e il suo potere cresce ogni giorno che passa, questo non lo nego. Ma tu…tu sei la donna più coraggiosa che io abbia mai conosciuto”.
“Sì, coraggiosa!” Isabell scosse la testa schioccando la lingua.
“Certo! Coraggiosa. Come definiresti una donna che affronta la magia più oscura che sia mai esistita alzandosi e rialzandosi fino a raggiungere il suo obiettivo?”
“Stupida forse??”. Soffiò di nuovo il naso.
“Non sei stupida. Sei una donna che ama. Sei una donna che si preoccupa. Sei una donna che non si arrende”.
Altre calde lacrime rigarono il viso di Isabell mentre lei abbassò il capo sorridendo.
“Rimango comunque una donna che ha paura”.
“E chi non ha paura Isabell? La paura è sana, la paura è prudenza. Sai di avere qualcosa da perdere e perciò hai paura. Ma allo stesso tempo hai qualcosa per cui lottare. Hai noi!”
Isabell abbracciò Emily provando un’immensa gratitudine nel sapere di averla vicina a sé. Era la cosa migliore che le fosse stata donata da ragazza e ora sapeva apprezzare ancor di più la sua amicizia. Era una donna straordinariamente intelligente e allo stesso tempo incredibilmente sensibile.
“Grazie…” le sussurrò stringendola in un caldo abbraccio e perdendosi nei propri pensieri.
Improvvisamente sentì un movimento brusco all’altezza dello stomaco e sciolse subito l’abbraccio spaventata. Emily sorrise e poggiò una mano sulla propria pancia.
“Lui è pienamente d’accordo con me e ti vuole già bene, zia” disse Emily.
“Oh mio dio! Ma è stupendo! Era…lui?”
“Sì, era lui”
Emily afferrò la mano di Isabell e la poggiò nel punto esatto dove poco prima aveva avvertito il movimento.
“Eccolo!” disse Isabell illuminata da quel miracolo “ma è…fantastico!”.
“Sì, lo è. Per questo dobbiamo combattere, Isabell. Per lui, per il nostro futuro, per il genere umano!”
Isabell sospirò profondamente.
“D’accordo. Hai ragione, posso farcela!”. Respirò profondamente “allora affido a te il compito di convocare una riunione del consiglio il prima possibile. Ora penso di sapere cosa dobbiamo fare!”.

2 commenti:

  1. sarei tentata di leggere anche i tre capitoli..ma attendo..altrimenti so che poi è peggio!!! mi fai rosicare!!! buona lavoro samanta e ancora complimenti e in bocca al lupo per il futuro!

    Michela

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  2. I tre capitoli sono del primo libro. Non hai altre tentazioni per il momento...ti lascio nell'attesa. Grazie del supporto.

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